Siamo tutti razzisti?

E’ da ieri sera, dopo aver sentito la notizia al Tg, mi sto chiedendo se era il caso di sparare qualcuna delle mie nei blog. Oggi mi sono deciso .
L’ipocrisia italica ha nuovamente colpito: scandalo perché 4 bischeri nel corso della partita, per dire amichevole, fra Milan-Pro Patria hanno scandito riprovevoli “buuuu” verso i giocatori di colore milanisti . Onestamente non so dove vivono i giornalisti che scandalizzati hanno evidenziato la notizia (ieri sui TG e in rete, oggi anche sulla stampa). E’ vero ieri è stato messo in risalto perché attori famosi hanno fatto quello che il regolamento calcistico prevede, cioè la sospensione della partita (cosa avvenuta per merito loro non per le autorità come prescrive la legge) e spero vivamente, ma non lo credo, che il Milan faccia lo stesso anche in partite ufficiali perché il segnale sarebbe veramente forte (il 9 giocherà una partita ufficiale in uno campo, lo Juventus stadium, dove cori razzisti sono all’ordine del giorno, basta vedere le multe fioccate negli anni, potrebbe essere l’occasione).
Il problema non è che ci siano simili atteggiamenti nello sport, si potrebbe al limite ( ma proprio al limite perché ci sono altri sistemi) giustificare tale atteggiamento da tifoso che vuole innervosire il campione avversario, ma in tutti i campi. Purtroppo l’accanimento contro etnie diverse è all’ordine del giorno, vanno bene solo per lavori di bassa leva se non umilianti (non credo che la Fornero si riferisse a loro quando esclamò il suo classico “schinchignosi” rivolto ai giovani, anche se usò la parola inglese, che non so scrivere e molti non ne conoscevano il significato). Il brutto è che ciò non da oggi , e purtroppo credo che non finirà con la protesta del Milan, ma da sempre. Ci sono addirittura forze politiche, che siedono al parlamento, che di questo hanno fatto slogan, e non solo verso extraitaliani, ma contro i meridionali, non capendo dove inizi per loro il meridione (nella civilissima, ed esempio per questo all’epoca, Bologna negli anni 70 venivo chiamato “maruchin” solo perché nato e residente aldilà degli Appennini e distante da Firenze).
Mi sembra strano che la gente non capisca che siamo tutti uguali ed abbiamo gli stessi bisogni e/o stimoli e tenendo conto degli insegnamenti della religione, “figli” dello stesso Dio. Mi stupisce il fatto che molti di quelli imitati a Busto inneggino a società rette da uomini di colore (gli Stati Uniti per esempio) e che non capiscono che una volta tolte le “catene” anche quelli di razza non ariana (ho appena terminato di leggere un libro di esaltazione di questa razza) possono ottenere, anzi ottengono, meriti di prestigio in tutti i campi.
Mi sbaglio che in pratica tutti esaltarono il discorso di fine anno di Napolitano? Forse hanno sentito poco o solo quello che interessava loro, ma il Presidente disse chiaramente che è giusto rendere cittadini italiani dalla nascita tutti senza distinzione di colore od etnia. Anche lui, come me, vive nell’illusione?


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Un pensiero su “Siamo tutti razzisti?

  • 5 Gennaio 2013 in 17:47
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    Partiamo da una prima considerazione: tutto ciò che accade nel mondo del calcio è amplificato dall’eco che questo mondo porta con sé. Purtroppo i dieci (o più) idioti che vanno in uno stadio e che offendono ed insultano, al di là che siano cori razzisti o di altro tipo, sono spesso persone frustrate che non guardano neppure la partita e che seguono la cosiddetta legge del branco. Spesso senza neppure rendersi conto di ciò che fanno, o peggio anche se se ne rendono conto non capiscono la gravità di ciò che commettono. Detto questo spesso ci sono comportamenti che vanno oltre al limite che, fuori di uno stadio sarebbe tollerabile e che in questo ambiente invece lo è. Ad esempio a Grosseto al termine della partita con la Reggina, con un arbitraggio estremamente negativo, tutta la tribuna ha salutato l’uscita della squadra di Reggio calabria al coro mafiosi, mafiosi”. Non certo una bella cosa. Così come non fu bello sentire un gruppetto, anche nutrito, sempre della tribuna grossetana che in occasione dei playoff di C1 con la Torres urlava i sardi al grido di “sequestratori”. Guardandomi intorno e vedendo chi era che gridava certe cose con la giugulare gonfia ed a rischio infarto mi sono sempre reso conto che, veramente, a volte il calcio dà libero sfogo alle repressioni altrui!!! E questo non va bene…anche se purtroppo da noi, alla fine, tutto ciò è tollerato in maniera fin troppo generosa….
    Passando al tema sollevato credo che, in realtà, l’Italia sia alle prese con ciò che altri paesi europei hanno affrontato ben prima di noi ed in tempi in cui i loro romeni, albanesi, cinesi, magrebini, dominicani erano, tra gli altri, gli italiani. Oggi la memoria corta ci porta a non ricordare le famigerate scritte in Svizzera “in questo locale è vietato l’ingresso ai cani, ai gatti ed agli italiani!”. Un mondo, dunque, che cambia in cui il nostro, un paese a forte emigrazione, è diventato di immigrazione. Con una trasformazione, semmai, di chi lascia l’Italia. Negli anni ’60 era gente spesso senza una lira e senza cultura. Oggi abbandona l’Italia spesso chi è ricco (vedi imprenditori) o chi ha un tasso culturale elevato (vedi i famosi cervelli). Già questo fa capire quello che il nostro Paese rischia di diventare. Passando oltre è chiaro che la concorrenza che oggi, in tanti settori, gli immigrati stanno facendo agli italiani è di quelle spietate e questo accentua quel clima di scontro sociale che si respira. Basti guardare Grosseto dove ogni cinque secondi sbucano negozi di cinesi o, adesso, di frutta e verdura a bassissimo costo di cingalesi. Gente che, magari, dorme dietro al bancone e che, di fatto, è aperta 24 ore su 24 in barba a tutte le leggi sul commercio. Premetto, sul tema io sono liberalissimo, nel senso che se uno vuole tenere il negozio aperto tutto il giorno e tutti i giorni lo può fare, soprattutto se è suo. Se è un dipendente purché vengano rispettati i contratti di lavoro. Però se esistono delle leggi che stabiliscono che non si possano tenere aperti gli esercizi 24 ore ore su 24 allora la cosa è diversa e queste debbono essere rispettate. Così come non è tollerabile che, magari in una stanza dietro al bancone dormano in terra dieci persone. Ovviamente non so se questo accada a Grosseto, ma sappiamo bene che in altre realtà è accaduto. Così come non sono tollerabili le risse in centro città tra bande di immigrati (non lo sono nemmeno tra italiani) con coltelli che volano come nei peggiori saloon del Far West, spesso a causa di alcool ingozzato con troppa facilità!!! Ci sono comunque delle etnie che si integrano meglio ed altre che hanno difficoltà ad essere parte di una comunità. ma questo è un altro problema. Credo che, in realtà, il rischio vero, proseguendo su questa strada, sia quello di arrivare a ciò che già accade in città e metropoli straniere, dove si creano dei veri e propri ghetti. Le Chinatown ne sono un esempio. Realtà in cui, di fatto, lo Stato tollera tutto purché non si esca da quel perimetro. Così potrebbe accadere per altri soggetti, basti pensare le banlieu parigine abitate dagli immigrati, o i quartieri magrebini delle città del sud della Francia. Chiaramente questo rischia di frenare l’integrazione anche di chi nasce in Italia e può portare a conflitti non facili da sanare. Ma soprattutto, vista anche la crisi economica, e la crescita di azioni di microcriminalità, c’è un altro rischio: quello che nelle città si creino zone sicure e zone a rischio, con ovvi, e differenti, prezzi delle abitazioni. In America ed in Inghilterra è la regola anche nelle piccole città e non solo nelle metropoli. Eviti certi quartieri dove rischi grosso e scegli realtà in cui puoi dormire con le chiavi nel buco della serratura tanto sei sicuro. Insomma il mondo cambia, il cosmopolitismo tocca anche noi e dobbiamo adeguarci. Nel bene e nel male…lo scambio di culture fa crescere un paese ed apre la mente. Questo l’ho sperimentato girando il mondo. Così come, magari, in futuro non ci farà effetto avere una Nazionale come l’Inghilterra o la Francia che sono ormai multietniche (ma lo sta diventando anche la Germania). Si tratta solamente di attendere che la storia faccia il suo corso….

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