Piogge frane ed inondazioni: Rossi chiede una gestione diversa del territorio!

Ed i cittadini invece pure!

(e da tempo ormai, inascoltati spesso)

 E’ l’11 novembre 2012 e, come ormai da qualche anno il meteo che ha abituato, si sentono scorrere al telegiornale le notizie riguardanti i danni dell’ultima notte: alta Toscana nei guai tra alluvioni e frane, Venezia allagata con un livello che viene raggiunto per la 6° volta del 1800, la Liguria con il fiato sospeso, Vicenza pure seguita da Verona e l’alto Lazio aggiunge Civitavecchia tra le località sott’acqua. E Braccagni? Speriamo si salvi.

Sono chiare due cose: il clima è cambiato ed il territorio non è gestito correttamente. Per il clima possiamo soltanto cercare di migliorare le nostre emissioni in atmosfera, ma qualunque sforzo venga fatto porterà effetti nel lungo periodo, non certo nell’immediato e troppo c’è da fare per poter tornare a vivere in armonia con il pianeta Terra.

Ma per la gestione del territorio… qui si che son dolori: mancano i fondi e si tolgono alle opere di messa in sicurezza mentre si continua ad andare avanti con opere tanto grandi quanto dubbiamente utili (se non addirittura inutili completamente) e parimenti costose e, ancora peggio, quando la popolazione interessata cerca di spiegare alla pubblica amministrazione il perchè certe opere non vanno fatte nel modo previsto ecco che si cerca di ignorarla quasi in modo istituzionalizzato.

Fin qui un ragionamento generale ma poi ognuno di noi deve esaminare cosa accade su tutta la scala dei livelli di amministrazione ed ecco che, facendo centro nella nostra piccola realtà, abbiamo:

– il Comune di Grosseto, prevede nella stesura del R.U. un polo logistico affiancato al paese di Braccagni che non solo peggiorerebbe sensibilmente la qualità della vita nella frazione ma ne metterebbe addirittura a rischio la sopravvivenza visto che il luogo è spesso soggetto ad allagamenti e l’opera innalzerebbe di ben due metri (per la messa in sicurezza del nuovo insediamento) il terreno adiacente il paese, mettendo di fatto Braccagni nella condizione di essere sul fondo di una vasca. Dopo tanti momenti difficili e due assemblee cittadine il progetto decade ma, al suo posto, nasce il progetto fortemente voluto a dispetto di tutto e tutti di una zona agroindustriale sempre adiacente al paese. Voci parlano di macelleria industriale e altre addirittura di mattatoio perseverando nella confusione tra Braccagni e Madonnino.

– il Fracking, la IES chiede ed ottiene al ministero competente i due permessi Casoni e Fiume Bruna per la ricerca di idrocarburi e dichiara di non fare fracking, anzi di averne fatto uno piccolino (che però sembrava un errore di traduzione dell’inglese all’italiano come dichiarano i tre intervenuti della stessa società all’assemblea indetta dell’assessore Tei il giorno 7 novembre u.s., salvo poi rettificare dopo le insistenze di tutti gli intervenuti). Permessi di ricerca per pozzi di 800mt di profondità che metteranno in comunicazione le falde acquifere superficiali con i livelli più bassi dove sono presenti le falde dell’acqua solfurea (pare origine dei vulcanetti di Caldanelle mentre la terra sprofondava agli Acquisti, delle manifestazioni del ‘rigo della lama’ adiacente il podere Spiga o delle più note terme romane di Roselle) il tutto senza tener conto dell’equilibrio fragile in cui versa tutta la pianura alluvionale che và dal comune di Roccastrada a quello di Grosseto, poggiato su un banco di gesso a circa 100mt di profondità soggetto ad essere scavato dalle acque che ne entrassero in contatto (Le Voragini Catastrofiche, prodotto dalla Regione Toscana). In questi permessi si inserisce la Regione Toscana che semplicemente avvalla tali ‘indagini conoscitive’ (di fatto una messa in produzione di 7 settimane nel pozzo Bruna 2) per 7+1 pozzi in totale.

– l’autostrada tirrenica, fortemente voluta per togliere la nuova variante Aurelia alla popolazione e riportare circa 7mila mezzi al giorno sulla vecchia Aurelia, dentro ai vari paesi attraversati dalla stessa. Senza contare il grave dissesto provocato dal metodo di costruzione della variante Aurelia che a suo tempo non tenne conto del fatto di erigere a tutti gli effetti una diga nel normale scolo delle acque piovane con la ormai famose alluvioni che abbiamo tutti subito negli ultimi anni. All’epoca il progetto era di A.N.A.S. che, come ci raccontò il presidente di provincia Scheggi nel 2008 durante una assemblea legata al nuovo piano per il traffico a Braccagni, semplicemente rispose a coloro che ne chiedevano la modifica per azzerare l’effetto diga di non averlo fatto nei tempi dovuti e quindi non avrebbero potuto farci niente (soltanto nel corso del 2012 infatti è stato aperto un nuovo varco per le acque sotto la variante in loc.Madonnino).

– ricerca geotermica MAGMA: richiesti permessi di ricerca nel territorio di Roccastrada in sovrapposizione a quelli della IES con i medesimi rischi di cui sopra, il prossimo anno ci saranno fori da 100-200mt per l’ispezione ulteriore come dichiarano da MAGMA di Siena: http://www.distrettoenergierinnovabili.it/der/geonews/geotermia-burocrazia-e-industria-lesempio-di-magma-energy/ .

– acquedotto del Fiora: strabilianti i dati delle perdite di questo e di tutti gli acquedotti italiani che, di fatto, fanno parlare di dissalatori dell’acqua marina nelle nostre zone, possibile che non si sia pensato a grandi opere per il recupero di tali perdite piuttosto che alle grandi inutil-opere?

A questo punto viene da chiedersi: ma la gestione del territorio non dovrebbe essere lungimirante? Eppure è un dato di fatto che la tropicalizzazione dei nostri territori passa per periodi di siccità duranti i quali si debbono avere scorte adeguate per non far mancare l’acqua sia ai cittadini che all’agricoltura o all’industria seguiti da intensi momenti di pioggia a carattere temporalesco concentrata in poche ore che evidenzia tutti questi stati di cattiva o errata gestione del territorio stesso. E’ chiaro che in passato non c’erano questo tipo di problematiche e quindi in precedenti piani di sviluppo non se ne era tenuto conto ma adesso che sappiamo e che abbiamo capito perchè non prevenire?

Rafforzare il presidio sul territorio dei manutentori di canali, fossi e fiumi sarebbe anche un modo per far lavorare i cittadini in un momento così grave dell’economia e, al tempo stesso, potrebbe portare ad un reale vantaggio economico derivato dal risparmio sugli interventi per calamità; investire nel rifacimento di quei tratti di aquedotto fonte di dispersione migliorerebbe certamente il risparmio di acqua (bene prezioso ormai definito l’oro nero del futuro) e darebbe nuovo impulso alle imprese che avrebbero una nuova fonte di lavoro, lasciando così decadere almeno in parte l’ottica palazzinara che contraddistingue da decenni la nostra zona.

Insomma governatore Rossi, presidente Marras, sindaco Bonifazi, assessori e consiglieri tutti, se volete incidere veramente sul territorio si deve pensare a farlo prima e non dopo che le catastrofi sono avvenute. Allora sì che le polemiche sulle dichiarazioni tipo ‘Siena merita’ e ‘Grosseto no’ sulle province potrebbero essere solo un gioco di dialettica politica e non il principale argomento per il quale essere ricordati. Non serve andare a visitare la sala della Protezione Civile dopo gli eventi se non si è fatta prima un’attenta gestione di quel bene pubblico che è il territorio in cui tutti noi viviamo; eppure questo, ad oggi, ci pare essere mancante e sottomesso ad interessi diversi da quelli della collettività.

Questa è chiaramente una riflessione di uno che è nato e cresciuto a Braccagni e che si trova a guardare, ogni volta che piove, verso il poggio di Montepescali o verso il Madonnino per vedere se c’è acqua in arrivo (viste le passate esperienze) e che vorrebbe vedere gestiti meglio i beni della collettività di come non si faccia oggi.


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2 pensieri riguardo “Piogge frane ed inondazioni: Rossi chiede una gestione diversa del territorio!

  • 12 Novembre 2012 in 17:55
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    Ben detto Fabio, e sarei curioso di sapere anche come se l’è cavata il Madonnino già che oggi è stato ufficializzato il mattatoio su tale area nel comune di Roccastrada.
    Tornano i conti che, a questo punto, siamo di fronte a dei personaggi che al Madonnino pensano di ricaricare la carne macellata e portarla dentro al paese di Braccagni nel’area PIP trasformata in area industriale: o fare tutto li adiacente no?
    E poi si lamentano che perdono consensi, ma mica saremo tutti così stupidi da non capire lo scempio che stanno facendo senza previsione effettiva alcuna se non il ‘lume di naso’ e poi dall’altra piangono per i casini del territorio. Almeno se eravamo in Florida si poteva parlare di pianto da coccodrillo.

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  • 12 Novembre 2012 in 16:11
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    Tutto questo dovrebbe far riflettere e portare a riconsiderare (stralciare) le previsioni del Regolamento Urbanistico. Nuove previsioni, come il polo logistico o agroalimentare a Braccagni, ci porteranno ad una continua emergenza. Oggi dovremmo concentrarci sul recupero e completamento dell’esistente, per dare modo di capire dove il clima e l’opera dell’uomo ci stanno portando (sul clima possiamo ben poco ma sull’opera dell’uomo …). Le risorse per il territorio, bloccate da ingiuste manovre finanziarie che colpiscono solo e sempre gli umili cittadini, devono essere sbloccate e investite per la sicurezza di tutti.
    Solo dopo aver assicurato la sicurezza del territorio (con opere vere e non con le chiacchiere) si può pensare di guardare ad un futuro fatto anche di nuove previsioni urbanistiche, se necessarie, che comunque andrebbero collocate in aree adeguate, senza pregiudicare la sicurezza dei cittadini.

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