Lettera a tre colleghi dentro al cuore

Antonella Vanni, Paolo Bardelloni, Maurizio Stella, tre vite spezzate.

La notte del 12 novembre 2012 siamo in piena alluvione nella zona di Albinia, molti costretti a salire sui tetti, qualche migliaio di contatori salta per l’inondazione e manca la corrente, la ferrovia è interrotta, l’Aurelia pure… tutti siamo rimasti colpiti dalla tragica sequenza di eventi che ha avuto nel peggiore degli epiloghi possibili una immensa cassa di risonanza. Tutti ci chiediamo di chi possa essere la colpa, tutti ci sentiamo vicini agli abitanti della zona ed ai familiari delle vittime in un momento così triste. Non ci sono parole che possiamo dire per lenire un simile dolore, ben lo sanno anche tutti coloro che hanno conosciuto le stesse sensazioni per la tragedia di Giovanni Serrati, colpito dall’onda di piena che lo ha spazzato via mentre si era fermato per aspettare che spiovesse un po’ con la sua auto al ritorno dal frantoio e non cercheremo qui di lenire alcuno di questi dolori poichè è semplicemente impossibile. Ma due parole di riflessione, personalmente, credo che sia il caso di dirle e faccio intanto le condoglianze ai familiari di Serrati, anche lui morto nell’alluvione come non si dovrebbe mai morire.

Chi erano i tre colleghi per noi che abbiamo lavorato a Larderello? Per tutti noi Antonella era una collega capace e sempre attenta anche agli altri e che rappresentava il punto di riferimento (ma a Larderello ci avevano insegnato cosa era la grande famiglia ENEL ed un po’ tutti erano punti di riferimento finchè ci abbiamo lavorato) per qualunque ‘bega’ burocratica o anche solo per l’agognato foglio del trasferimento. Mai una spostatura, mai un momento di debolezza ed un tono sempre rassicurante me la ricordano, dei tre era la persona che ho frequentato di meno ma sicuramente non meno ammirato in certi momenti. Paolo, il gigante buono lo hanno definito ed era proprio calzante. Varie volte abbiamo fatto il viaggio insieme visto che nell’itinerario per andare a Larderello passavo (come quasi tutti i pendolari tra Grosseto e l’area geotermica) sotto casa sua a Ghirlanda e non l’ho mai visto arrabbiato, non credo ne fosse capace. A volte ti diceva cose che potevano non trovarti in sintonia ma non l’ho mai visto fare qualcosa contro qualcuno, anzi, è sempre stato una valida spalla sulla quale poggiarsi durante l’esperienza in geotermia. Anche il suo incarico era delicato ed il suo carattere lo aiutava a mantenere l’equilibrio necessario ad esplicarlo al meglio. Buffi baffi dai quali a volte uscivano battute che in qualche riunione facevano bene anche solo per stemperare l’atmosfera. Non lo troveremo più al mattino con la sua borsa in pelle, giù, vicino a quel muro in Ghirlanda, passando dalla strada di Perolla. Maurizio… era un amico. Un’amicizia nata per caso in occasione di un problema legato all’amianto e questo tipo sfegatatamente ciclista è diventato pian piano un contatto fisso. Anche solo per un caffè o un computer che non funzionava, per due chiacchere su come il nostro mondo del lavoro cambiava, su quello che lui organizzava con i bikers follonichesi, con tutti quelli toscani, sui momenti difficili e le piccole gioie. Dopo 8 anni che non lavoravamo più insieme eravamo sempre in contatto, magari per gli auguri, magari per raccontarci qualche aneddoto sui colleghi (già, i colleghi combinano sempre qualcosa su cui sorridere, lo dicono tutti i colleghi) o magari per quei due minuti di sfogo che ogni tanto ci vogliono. Con Maurizio se ne è andato per me un amico oltre che un collega.

E proprio il tam tam tra colleghi ha avvertito tutti che tre ‘familiari’ (si, nonostante sia cambiata parecchio la realtà in cui ENEL opera ancora ci consideriamo una famiglia in un certo qual modo, con i suoi alti e bassi, ma sempre pronti a far corpo unico quando c’è qualcuno in difficoltà) erano precipitati dal ponte, ancora non sapevano chi fossero ma lo sconforto era già grande in tutti. Dopo qualche minuto si è appreso che l’auto poteva essere di ENELGREENPOWER ed il groppo è salito in gola… poi l’ipotesi sui nomi. Poi il rimpallo sulle responsabilità: chiusa, aperta, presidiata non presidiata, ma la strada era quella di una serie terribile di fatalità, dalla quale nessuno ce li riporterà, nè a noi nè, tantomeno, ai familiari ai quali vanno le più sentite condoglianze.

Ieri il funerale di Maurizio, stamani Antonella e nel pomeriggio Paolo, un’inchiesta, anzi due, aperte dalla Procura di Grosseto per questi tremendi giorni all’Albinia, un ponte crollato, lo sgomento e l’amarezza per delle morti che in un paese come il nostro non dovrebbero mai accadere. La colpa di chi è? Tante ipotesi, dichiarazioni e smentite, prove e dubbi… ma in quel caos di lunedi notte sarà dura capire cosa non ha funzionato, intanto tre persone sono morte ad un ponte ed una quarta mentre per prudenza si era fermata per strada attendendo che calasse la pioggia. A queste domande questa sera Striscia la Notizia ha aggiunto un nuovo dubbio: il pezzo di asfalto crollato era pari pari una riparazione fatta non molto tempo fà, come se il ponte stesse già cedendo in quel punto (anzi, la rampa di accesso al ponte stesso) e fosse stato ripareggiato.

Adesso si proverà a mettere in sicurezza etc etc ma la realtà è che la nostra terra viene sempre più sacrificata per i piu’ svariati motivi e sarà difficile, con il cambiamento climatico in atto, che si possa veramente ‘mettere in sicurezza’: per il momento non sarebbe male se invece di fare un’inutilautostrada si ricominciasse a fare le manutenzioni che il territorio richiederebbe e si impiegassimo meglio quei fondi.

Non ci dimenticheremo di voi che siete venuti a mancare lasciandoci senza parole e con l’amaro in bocca.


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