Polo Logistico Agroalimentare a Braccagni: dalla voce di un cittadino ad un coro di protesta

Era il luglio 2009 quando Patrizio Galeotti si accorge, da una news del Comune, di una variante che “si propone di modificare la localizzazione del polo intermodale, già previsto nel piano regolatore a ovest della ferrovia, portandolo dal lato opposto del tracciato ferroviario. Uno spostamento necessario non solo per motivi tecnici, ma anche per consentire l’inserimento nel progetto di una serie di obiettivi di sostenibilità ambientale.”

In agosto si presenta in comune a prendere una prima parte delle copie del progetto che, successivamente, fa leggere a Maurilio Boni e a Nello Lolini, quest’ultimo si affianca a Patrizio e ritornano insieme in comune per due volte. Così ebbe inizio la raccolta dei documenti.

Trovatisi di fronte ad almeno tre grossi faldoni, si fecero fare fotocopie di ciò che pareva interessante, riservandosi di tornare a fotocopiare il resto una volta letta la prima documentazione. Fortunatamente erano riusciti ad ottenere quanto bastava per capire che non c’era solo lo spostamento dello scalo merci, come lasciava intendere la news del Comune, ma un progetto ben più grande e impattante. Così in paese, fra l’incredulità di alcuni, si inizia parlare di questa cosa e si organizzano le prime riunioni fra cittadini.

Si giunge al 2010 e Patrizio Galeotti non ci sta, decide di muoversi e fare qualcosa per smuovere le coscienze ed aver quell’informazione sul progetto che fino ad allora era mancata. Nasce così il gruppo Facebook “No al polo logistico di Braccagni” che ad oggi conta 483 membri. La cosa riscuote eco sulla stampa e ciò che prima era poco conosciuto dai comuni cittadini emerge dalle pagine dei giornali.

In un’intervista al Tirreno, del 6 giugno 2010, Galeotti riferisce: «Da cittadino di Braccagni la cosa di cui ho sentito più bisogno è l’informazione sul progetto, che è mancata. Siamo pacifici e figli della legge, chi ci rappresenta come espressione di un paese in rivolta o in protesta sbaglia. Gli iscritti hanno con Braccagni, Montepescali e le loro campagne un rapporto di amore e rispetto per la loro bellezza e sentono il bisogno di capire meglio quello che accadrà. Abbiamo fatto questo perché crediamo nella gente e nella capacità che ha di scegliere ciò che è meglio per se stessa, per la Maremma e per chi verrà dopo di noi ma per farlo dobbiamo sapere e conoscere». Prosegue «La viabilità a Braccagni non è mai stata un problema come da quando hanno introdotto i sensi unici. Il polo porterà ancora maggior traffico … Quando l’attuale statale Aurelia diventerà autostrada a pagamento anche tutto il traffico locale attraverserà il paese aggiungendo pericolo al disagio. Molte delle persone che conosco temono che Braccagni venga usata per costruire una cattedrale nel deserto, deturpante per la natura e la quiete del paese. Questa opera, realizzata senza soluzione di continuità con l’abitato, rischia di diventare un disastro ambientale …».

Inoltre Il Soprintendente per i Beni Archeologici, Mario Cygielman, alla luce delle scoperte nello scavo di San Martino in Piano, esclude che sia pensabile un polo logistico in quell’area, dato che in un terreno adiacente e già vincolato, è stata rinvenuta una stratificazione che va dal IV secolo avanti Cristo all’XI secolo dopo Cristo (le dichiarazioni del Soprintendente Mario Cygielman  https://www.youtube.com/watch?v=S-rMFcdL2rk&feature=player_embedded).

Lo scavo è stato oggetto di una mostra organizzata a Braccagni, nella sala convegni della Banca della Maremma, dal Gruppo Tradizioni Popolari “Galli Silvestro” e dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana in collaborazione con il corso di laurea in Conservazione e gestione dei beni archeologici dell’Università di Siena e con il Museo Archeologico di Grosseto.

Dalla stampa emergono anche particolari che riguardano la Società PILT, presieduta da Aristide Giannetti, che ha tra i soci la Camera di Commercio e imprese come il Gruppo Giannetti, il Gruppo Solmar (NuovaSolmine), la Vemar, il Cograe, Studioambiente e Agrideco.

Agrideco? Sarà mica quell’azienda tristemente famosa per la morte di un operaio rumeno, Doru Martin, avvenuta per l’esplosione di una bomboletta spray il 26 giugno 2008, le cui indagini sono poi sfociate in una maxinchiesta di rilevanza nazionale, dal nome “Golden Rubbish”, per traffico illecito di rifiuti speciali.

In un articolo apparso su Il Tirreno del 28 giugno 2008 si legge “Pieno sostegno da parte dell’Associazione Industriali Grosseto ad Agrideco e solidarietà per le famiglie delle persone rimaste vittime dell’incidente. «Si tratta di situazioni che nessuna azienda vorrebbe mai dover fronteggiare – osserva Aristide Giannetti, presidente di Confindustria Grosseto – ma che, purtroppo, possono accadere. Eventi tragici che colpiscono tutti coloro i quali nell’azienda operano, l’imprenditore come i dipendenti. Agrideco è un’impresa che ha sempre dimostrato il massimo impegno nella gestione dell’attività. …. Da parte nostra, massimo sostegno a Stefano Rosi, Luca Tronconi e Paola Pozzoni». «Sono molto rammaricato di fronte a questo evento, davvero sfortunato, che ha colpito Agrideco e il suo personale – aggiunge il consigliere Sergio Francioli, Vemar Srl -. Un’azienda di qualità, con una storia importante, che si è sempre mossa col massimo rigore». «I rapporti di lavoro che abbiamo avuto con Agrideco – dice il consigliere Ottorino Lolini, Nuova Solmine SpA – sono stati sempre gestiti con professionalità elevatissima. Da parte nostra piena stima verso un’azienda che sappiamo essere responsabile, attenta e corretta».

 La vicenda ha avuto sviluppi importanti, come emerge dalla stampa:

 IL GIORNALE – Traffico di rifiuti pericolosi, in Toscana scattano 15 arresti

LA REPUBBLICA – Da una morte sul lavoro la maxi inchiesta sui rifiuti tossici

IL TIRRENO – TUTTI I NOMI Decapitati i vertici dell’Agrideco

LA NAZIONE – I RIFIUTI PERICOLOSI SMALTITI ILLEGALMENTE IN NORMALI DISCARICHE Ecomafia, su Scarlino si allungano ombre

CORRIERE DI MAREMMA – Scandalo Agrideco sulla prima pagina di Le Monde. Golden rubbish spaventa anche la Francia, “Tutta l’Italia coinvolta in traffici illeciti di rifiuti”

E’ del giugno scorso la notizia del patteggiamento della pena da parte dei vertici dell’Agrideco, un anno e quattro mesi di reclusione ed una sanzione di 40.000 Euro, per l’incendio in cui perse la vita l’operaio Doru Martin. Questo a conclusione di un’inchiesta durata quattro anni e sviluppatasi in diversi filoni che hanno coinvolto diverse procure, portando ad ipotizzare anche l’associazione a delinquere, accusa che sarà trattata il prossimo 10 gennaio.

Circa un anno dopo l’incidente che causò la morte dell’operaio, con i vertici di Agrideco indagati, la PILT fa entrare nel Consiglio di Amministrazione il Presidente di Agrideco. CdA che sarà poi destinato a cambiare nel tempo, fino alle ultime vicende che abbiamo letto sui giornali:

 LA NAZIONE – «L’amministratore unico è illegittimo» Annullata la delibera della «Pilt Spa»

Torniamo a noi, ai cittadini. L’eco dato dalla stampa alimenta una forte polemica politica e feroci attacchi a chi ha semplicemente chiesto trasparenza e manifestato un pacato dissenso.

Un’anima sensibile si leva contro lo scempio del progetto PILT, a supporto delle tesi di Patrizio Galeotti e degli amici di Braccagni, è la voce di un professionista impegnato, l’Architetto Roberto Aureli:

 CORRIERE DI MAREMMA – L’architetto Aureli allarga il fronte del no

La conseguenza è che persone che prima si conoscevano solo di vista ed altri con legami più profondi, si ritrovano con un interrogativo comune: Che sta succedendo?

A Patrizio Galeotti, al quale già si era affiancato Nello Lolini, si affiancano anche Maurilio Boni, Edo Galli, Alberto Bastiani, Luca Barbacci, Roberto Spadi, Vladimiro Capecchi, Robi Giannini, Fabio Bargelli, solo per citare quelli che poi daranno vita al Comitato SOS Braccagni NET. Ecco che dalla voce di un cittadino nasce un coro.

Questo, solo per ricordare a chi oggi si sta “riciclando” come paladino contrario al polo logistico che se non fosse stato per queste persone oggi, probabilmente, il polo logistico sarebbe già in fase di cantieree i finanziamenti pubblici, forse, sarebbero stati versati per la realizzazione di una struttura che, solo oggi, viene riconosciuta non rispettosa delle leggi e delle norme regionali e provinciali sovraordinate. Riguardo ai tanto sbandierati posti di lavoro sarebbero stati solo una lontana chimera, utilizzata come ‘carota’ per ammorbidire le proteste dei cittadini.

Questa breve ricostruzione non esaurisce certo l’argomento, perchè c’è stato molto, molto altro e ci scusiamo se, in questa sede, non abbiamo riportato tutto e citato tutti … ma il racconto continua.

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8 pensieri riguardo “Polo Logistico Agroalimentare a Braccagni: dalla voce di un cittadino ad un coro di protesta

  • 24 Luglio 2012 in 15:55
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    Scusate, seguo con interesse la ricostruzione della vicenda e tutta la discussione ma qui mi perdo!

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  • 24 Luglio 2012 in 14:31
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    A ho capito, ma se e’ stato cosi dentro anche alla politica allora sapeva anche di questo fatto visto quello che scrive il comitato nel resoconto siamo praticsmente alla fine della giunta Antichi quando il Giannetti partorisce questa trovata. E perche’ allora ha cambiato idea?

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    • 24 Luglio 2012 in 18:16
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      Mi associo a quanto ti ha detto Fabio: sei un pò acerbo sulle faccende locali. La prima giunta Antiochi va dal 1996 al 2001, la seconda fino alla primavera del 2006, la vicenda PILT nasce un pò dopo.

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      • 26 Luglio 2012 in 06:56
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        Guardate che io ci capisco poco nella storia locale di Braccagni di sicuro ma avendo letto il sito del comitato (che ha fatto un lavoro eccelso) ho capito che la vicenda ha origini quasi negli anni 70 con il piano samona’ per poi essere, ad un certo punto, ripreso dalla giunta Antichi fin dalle prime mosse sul piano strutturale e poi venir stravolto nell’ubicazione ad un certo punto dalla volonta’ (credo di capire) di Giannetti appoggiato dal PD (che ci sia qualche cooperativa dietro?), da Camera di Commercio con Lamioni (ho letto interessanti articoli in merito) e da Terribile (ci sono gli articoli anche in questo caso). A parte il fatto che, numeri alla mano, i personaggi sarebbero coerenti dimettendosi visti i risultati, ho trovato ben chiaro che assessori, giunta e cittadini quasi al completo ubicavano al Madonnino l’intervento. Non solo: chiedendo in giro mi pare di aver capito che una persona di Braccagni, che e’ stato presidente del parco della Maremma parlava di intervento PILT in modo favorevole e/o rassegnato chiedendo solo una fila di alberi e gli uffici rivolti verso il paese perdendo di vista la viabilita’ e la vivibilita’ del paese stesso ad esempio. E’ chiaro che, non conoscendo tutti i retroscena, per me sono la stessa persona con l’Andrea di cui parlate. Ho seguito invece la riunione di ieri ed ho notato che il Marchetti e’ un vero equilibrista: ma chi sono i bischeri che ce lo hanno messo? Almeno un po’ di coerenza ci vorrebbe.

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  • 24 Luglio 2012 in 12:48
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    E’ il prof. Andrea Vellutini, ex assessore negli anni 70(anche all’Urbanistica), consigliere nella prima Antichi, nonchè ex presidente del parco della Maremma.
    Ha collaborato con urbanisti e in questa veste ci fu d’aiuto all’inizio, specie per me che ero completamente all’oscuro di questa materia.

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  • 24 Luglio 2012 in 09:46
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    Andrea? Ma dai documenti dei ragazzi di Braccagni non ho mai visto nessun Andrea. Tu dici che era un consigliere ma l’unico di Braccagni non era lo Iacopucci? E poi c’era anche Ferretti a Montepescali ma mi pareva che loro fossero fortemente favorevoli a farlo. Potresti spiegarmi chi e’ quindi Andrea?
    Grazie

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    • 24 Luglio 2012 in 14:51
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      Caro Giovanni, non ti vedo molto preparato in “storia locale”, il consigliere da Montepescali è Simone Marchetti, anche se hai preso sul fatto che era favorevole al polo e lo ha espressamente detto in consiglio comunale durante la votazione del Regolamento Urbanistico, la cui dichiarazione è registrata e agli atti del Comune.
      Comunque vedo che ti stai impegnando per capire e questo è positivo, stai sicuro che avrai le risposte che cerchi, stai interagendo con chi conosce i fatti. Quindi qui non si bara!

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  • 24 Luglio 2012 in 05:28
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    Fabio ha fatto un resoconto dettagliato dei primi passi dei due bischeri che si incapponirono nella ricerca della “verità” sul Polo.
    Mi sembra che tutto sia corretto, ma vorrei fare due precisazioni: una approfondenmdo quanto scritto da Fabio, l’altra non detta, ma ugualmente importante.
    Incontrai la prima volta, per l’argomento s’intende, Patrizio verso metà luglio del 2009 nel mio studio estivo (la terrazza di casa sotto il cedro del libano) e dalla strada mi chiese se sapevo qualcosa sul Polo, dissi che avevo saputo che sarebbe stato fatto allo Spiga e che correvano cifre grosse, allo stato non sapevo di più ma che avrei approfondito la cosa. Rispose che andando a Grosseto sarebbe passato dagli ufffici comunali per vedere se trovava qualcosa. Ci rivedemmo ad agosto e lui portò la copia del progetto PILT. Penso che Mirella abbia maledetto le ferie estive 2009, rimpiangendo la Puglia (o Chianciano, non so) perchè penso che passò poco tempo al mare col marito, in quanto da quel primo incontro Patrizio passò molto tempo fra le carte discutendo con me e qualche volta con Andrea (mai nominato, ma, almeno nei primi tempi, consigliere importantissimo) e facendo il viottolo con gli uffici dell’urbanistica (o come si chiamano, in pratica quelli che erano, sono?, nell’ex GIL). Come dice Fabio studiammo il progetto e andammo una prima volta a fare fotocopie di alcuni documenti. Trovammo l’arch. Chionsini disponibilissimo, addirittura ci consigliò di fotocopiare tutti i documenti, non so se per far prendere più soldi al comune (per il progetto PILT il Pat pagò oltre 17€, non credo che fossero 170 pg, prezzo corrente da Francesca per le fotocopie) oppure presagendo quanto poi sarebbe avvenuto. E’ chiaro che fotocopiare tutto sarebbe stato iillogico, ne facemmo solo alcune, riservandoci per un successivo intervento (disse il Pat da buon avvocato). Come si dice l’appetito (e sul polo è stato tanto) vien mangiando e ci accorgemmo successivamente di non aver preso copia di un documento che ora ci sembrava importante. Ritornammo all’ufficio, nuovamnete disponibilità completa da parte dell’architetto, ma, nel frattempo Pat aveva parlato con qualcuno più in alto, del documento che cercavamo (non ricordo il testo, forse Pat può essere più preciso) che avevamo visto nella precedente visita, e scartato al momento, non c’era più traccia.
    Altro elemento importante. In pubblico l’allora assessore all’Urbanistica ad una mia osservazione sull’esosità comunale di chiedere 17€ per la copia del progetto PILT rispose confermando che s’era dei bischeri, in quanto il progetto era a disposizione dei cittadini (che potevano anche fotocopiarlo) presso la Circoscrizione. Peccato che tutti i membri sia di maggioranza che di minoranza (ma mi sembra che nell’affaire Polo questa distinzione fosse superflua) negassero la conoscenza del progetto. A chi dare retta? forse a tutte e due perchè anche quando ho attaccato l’assessore di Rifondazione allora in Giunta e fra i firmatari del documento sull’Ok al Polo, mi disse che per lui il polo era sì a Braccagni , ma secondo quanto era nel PS (cosa confermata in pratica dal sindaco quando in una riunione PD disse che sarebbe stato fatto a circa due Km dal paese, in pratica al Madonnino). Domanda: non è che qui si sia lavorato dietro le quinte?

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