Una vita in miniera in Maremma, il giro d’Europa con la guerra.

L’occasione è di quelle che devono ricordare ciò che è stato perchè mai si ripeta: il 70° anniversario del passaggio del fronte di guerra durante il secondo conflitto mondiale.

Per non perdere appunto la memoria di un evento così grande che da sempre mi affascina essendo cresciuto con un reduce in casa cercherò di dare il ‘la’ a tutti coloro che volessero testimoniare con il proprio racconto l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, sia questa vissuta in prima persona o attraverso i racconti di coloro che l’hanno fatto.

Per rompere il ghiaccio inizio con un piccolo assaggio del diario di mio padre Ivane Giannini che ha scritto, incalzato dal sottoscritto, intorno agli anni 80 mettendoci tutti i ricordi della sua vita. Quei ricordi con i quali mi sono tante volte fermato affascinato come nessun film ha mai più potuto provando sensazioni che soltanto chi ascolta un testimone diretto riesce a capire adesso, pian piano, inizieranno a raccontare una vita.

Ivane nasce a Ravi l’8 marzo 1923 da una famiglia povera proveniente dalla Val di Chiana come spesso accadeva in quei tempi per cercar lavoro. Cresce tra Ravi e Caldana con altri sette tra fratelli e sorelle lasciando presto la scuola per andare a lavoro, anche perchè in una situazione non certo rosea gli muore presto il padre.

Entra a lavoro nella miniera di Lignite di Casteani, Poggio alla Foglia (vicino Ribolla per capirci) con la ditta ‘Grassini Aminta’ nel febbraio 1939 fino ad agosto del 1942 (circa 3 anni e 7 mesi) quando, già sposato e con una bambina in arrivo, arriva la chiamata alle armi. A venti anni aveva già provato il duro lavoro della miniera, la povertà (un aneddoto che ricorda da sempre per far capire quanto era calma e buona mia nonna paterna riguarda la minestra: se arrivavano a mangiarla ed era sciocca nonna rispondeva ‘ninino tu sapessi quanto costa il sale’, mentre se arrivavano ed era salata diventava un ‘nino se ‘n sa’ di sale di che vuoi che sappia?’) e il regime dell’autarchia. Limitazioni di pensiero, di parola, privazioni fisiche caratterizzavano quel periodo degli italiani come ormai ben noto, ma il peggio era ancora lontano all’orizzonte.

Parte militare a settembre 1942 verso Napoli e farà rientro soltanto a maggio 1946, sono passati circa 3 anni e 9 mesi prima di tornare a casa, poi riscende in miniera a Ribolla nel giugno 1946 per ‘uscirne’ a Gavorrano nel giugno 1970 con la società Montecatini (dopo altri 24 anni e 1 mese quindi).

Dal 1 luglio 1970 si dedica a fare il pensionato e a rincorrere il sottoscritto fin dai primi passi, credo che a volte abbia perfino rimpianto la miniera 🙂 .

Di quei tre anni e nove mesi di guerra è il diario e la voglia di vivere che Ivane ancora oggi si porta con se’…


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